Verifica dell’area delle immobilizzazioni immateriali

di Andrea Sergiacomo - - Commenta

La verifica dell’area delle immobilizzazioni immateriali  presenta numerose insidie e particolarità per questo è richiesto al revisore un approccio sistematico basato su efficaci procedure di revisione. A tal fine il revisore dei conti è tenuto alla seguente disamina:

1) Verifica dell’appropriata iscrizione in bilancio;

2) Verifica della corretta valutazione;

3) Corretta esposizione in bilancio;

4) Accertamento dei diritti ed obblighi.

In ordine al punto 1 il revisore dei conti è chiamato ad analizzare che  l’iscrizione delle voci in bilancio sia stata fatta in ossequio ai principi contabili nazionali.

Che gli importi siano effettivamente quelli, che, in presenza di contratti, siano state rispettate tutte le norme.

In ordine al punto 2, il revisore dei conti deve accertare che la valutazione sia conforme alle disposizioni di legge e ai corretti principi contabili.

Tale valutazione deve tener conto sia degli ammortamenti che sono stati effettuati che dei criteri utilizzati in riferimento alle specifiche disposizioni di legge. In ordine al punto 3 occorre accertare che le immobilizzazioni  siano rappresentate in bilancio in conformità alle disposizioni di legge e ai corretti principi contabili con particolare riferimento alla classificazione delle voci e alla completezza delle informazioni nonché all’uniformità dei principi contabili seguiti rispetto al precedente esercizio.

In presenza di variazioni rispetto all’esercizio precedente sarà opportuno richiedere chiarimenti in merito.

Rispetto al punto 4, occorrerà verificare se esistono tutti i diritti a tutela dell’iscrizione dell’immobilizzazione a bilancio. Pensiamo, ad esempio, al caso dei brevetti, marchi, che hanno per la loro singolarità una particolare tutela giuridica.

Accade spesso che, alcuni costi tendano ad essere capitalizzati evitando che ci sia una ripercussione sul conto economico; tale aspetto assume particolare importanza in periodi di crisi in cui le perdite di esercizio possono causare l’erosione del capitale sociale con le attivazioni di tutte le relative procedure.

Quando parliamo di beni immateriali, è doveroso effettuare una precisazione, in quanto i “beni immateriali” entrano a far parte del patrimonio aziendale attraverso l’acquisizione sul mercato o la produzione interna di un bene o un diritto (es. marchi e brevetti).

Gli “oneri pluriennali”, non sono collegati all’acquisizione di beni o diritti, ma in presenza di determinati requisiti sono considerabili immobilizzazioni immateriali (es. spese per ricerca e sviluppo). L’“Avviamento” considerato l’eccedenza del costo sostenuto per l’acquisizione di un’azienda rispetto al valore corrente dei beni e degli altri elementi patrimoniali acquisiti.

Il legislatore non ha individuato precisamente i costi e le spese ad utilità pluriennale e, per sopperire a tale lacuna normativa, ha posto in capo al Collegio Sindacale l’obbligo di esprimere un consenso ai fini della capitalizzazione degli oneri pluriennali.

 

 

 

Autore dell'articolo
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Andrea Sergiacomo

Andrea Sergiacomo, Dottore Commercialista e Revisore legale dei conti. Abilitato alla professione di Mediatore civile . Componente della Commissione Cooperative Odcec di Roma . Componente della Commissione diritto societario Odcec di Tivoli. Autore di diverse pubblicazioni per riviste specializzate ed esperto in operazioni di riorganizzazione aziendale. Relatore in convegni in materia di contabilità e bilancio di esercizio, con particolare riguardo alle operazioni straordinarie. E’ stato docente di economia aziendale presso istituti tecnici. Ha frequentato corsi di specializzazione in diritto fallimentare ed il corso avanzato sui principi contabili internazionali presso l’Università di Tor Vergata. Svolge attività professionale nel proprio studio di Roma dove fornisce consulenza in diritto societario, diritto fallimentare e pianificazione fiscale con particolare attenzione alla crisi di impresa.

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